Le interviste: Lavarda entusiasta
Mauro “Bubu” Bole: «Obiettivo centrato»
Il triestino “Bubu” Bole, uno dei climber più popolari in Italia, è soddisfatto della propria prestazione odierna. «Il mio obiettivo era quello di raggiungere la finale – ha raccontato - e averlo centrato è un’ottima cosa. Qui il livello è altissimo e quindi si tratta già di un traguardo non indifferente, che l’anno scorso non ero riuscito a superare. Ho 38 anni e non è facile riuscire a mantenere la concentrazione e la forza nel confronto con avversari più giovani».
Poi si sofferma sulle condizioni della struttura, dove il ghiaccio è davvero ridotto ai minimi termini. «Nessuno si è lamentato per le difficoltà ambientali. Gli atleti sono contenti di essere qui e anche se la coreografia non è tipicamente invernale lo spettacolo non manca. Così come il pubblico. Io ho un rapporto particolare con Daone, ho partecipato a tutte le gare organizzate a Pracul e mi sento di casa».
Mario Prinoth: «Ho recuperato nella seconda prova»
I colori trentini sono rappresentati da Prinoth, fassano di Campitello. Mario ha 36 anni, lavora per una scuola di parapendio e si allena in una grotta di Pian. Con il ghiaccio ha dimestichezza dal lontano 1990, quando ha cominciato a scalare le pareti di cristallo. Dal 1999 si è gettato anche nell’agone della Coppa del Mondo e di altre competizioni nazionali.
«Daone è un appuntamento impedibile – dice - la migliore gara in assoluto. Non potevo mancare. In base al risultato di questo week end deciderò se partecipare anche alle altre prove di Coppa del Mondo. Ieri è andata meglio di oggi. Stamattina ho sbagliato la prima prova: prima mi sono deconcentrato poi è subentrata anche la stanchezza. Per fortuna mi sono ripreso nella seconda, guadagnando una qualificazione alla quale tenevo molto. Per domani speriamo in bene».
Herbert Klammer: «Senza ghiaccio gara molto veloce»
Dei tre altoatesini qualificatisi per le semifinali solo Klammer è riuscito a centrare la finale di domani. Trentenne di Lutago, in Valle Aurina, è alla sua terza partecipazione all’Ice Master di Daone.
«Quella sulla quale ci sfidiamo quest’anno è una struttura impegnativa – osserva - tutta in “dry tooling”. Gli itinerari rispetto all'anno scorso decisamente più veloci. Sono particolarmente soddisfatto della prova offerta oggi, vediamo cosa succederà in finale, ma io sono ottimista. In ogni caso parteciperò a tutte le tappe della Coppa del Mondo e quindi sarò anche a Sas Fee in Svizzera e in Romania.
Jenny Lavarda: «Senza ghiaccio gara più adatta a me»
Raggiante la vicentina Lavarda, che ha volato. «La mia di oggi è stata una grande prestazione – commenta – Sono riuscita a rimanere concentrata, c'ero di testa e per una ragazza particolarmente emotiva come me, mantenere la concentrazione è indispensabile. È la terza volta che partecipo alla gara di Daone, ma mai come quest'anno mi sono preparata a puntino. Mi sono allenata tanto, da più di un mese molto intensamente sia su roccia, sia nella palestra che mi sono costruita a casa. Essere arrivata in finale è una bella soddisfazione. Per me non cambia molto se c'è poco ghiaccio, perché anche lo scorso anno la parte più difficile era nel “dry tooling”. Chi ci rimette è solo lo scenario naturale».
Anna Torretta: «L’assenza di ghiaccio mi ha penalizzato»
La guida alpina di Courmayeur, seconda lo scorso anno, è abbastanza delusa. «Io sono una “ghiacciatrice” – attacca – e su questo tracciato ho sofferto moltissimo. Ho le mie colpe, potevo fare molto meglio, non lo nego, ma queste non sono le mie condizioni ideali. Non ho digerito quei tronchi a pendolo, anche perché con poca luce non era facile vedere gli appigli. È proprio una gara diversa rispetto a quella dello scorso anno…».
Barbara Zwerger: «Oltre ogni mia aspettativa»
Una delle sorprese della giornata è senza dubbio Barbara Zwerger, insegnante di educazione fisica di Bolzano. «Non mi aspettavo di andare così bene. In questi mesi mi sono allenata molto, ma il risultato va oltre le mie attese. Sono felicissima, ma so che domani sarà durissima. Ci aspettano tre vie impegnativissime con poche pause fra una prova e l'altra. Quest'anno il tracciato è molto più tecnico ed esclusivamente “dry”. Tutto bene a parte i tronchi che sono difficili da superare anche perché sono stata l'ultima a partire e non si vedevano bene i fori dove piantare la piccozza».